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Tekki nidan

Esistono tre forme moderne di questo kata: Tekki Shodan, Tekki Nidan e Tekki Sandan.
Alcuni attribuiscono Nidan e Sandan al Maestro Itosu, altri invece suppongono che in origine si trattasse di un unico Kata poi diviso in tre parti. Infatti solo in Tekki Shodan c’è una vera e propria apertura iniziale (l’unica sulla destra tra i kata di base e i kata intermedi). La particolarità di questi kata è che vengono eseguiti su un solo asse in kiba dachi: la leggenda vuole che insegnino a combattere sulla diga di un campo di riso, oppure con un muro alle spalle e gli aggressori ai lati, oppure a combattere su una barca.
In origine Tekki si chiamava Naihanchi o Naifanchi che significa “combattere mantenendo la posizione”. La descrizione più antica di questo kata si trova nei libri di Motobu Choki (1870-1944): egli imparò il kata dal Maestro Sokon Matsumura che lo insegnò anche al Maestro Itosu. Funakoshi poi cambiò il nome del kata, trasformandolo nell’odierno Tekki che significa “cavallo di ferro” o “cavaliere di ferro” in riferimento anche alla posizione kiba dachi (posizione del cavaliere).
Questo kata è talmente importante per le scuole tradizionali che Kentsu Yabu (un allievo di Itosu) scrisse che “il Karate inizia e finisce con Naihanchi” e consigliava agli studenti di farlo almeno 10.000 volte per iniziare a padroneggiarlo.
Nel 1960 Daichi Kaneko, un praticante di Kung Fu che praticava lo stile di Taiwan dell’Airone Bianco (Dan Qiu Ban Bai He Quan), insegnava una forma chiamata Neixi. La pronuncia di “Neixi” nel dialetto di Fuzhou si pronuncia Nohanchi (molto simile a Naihanchi!) che potrebbe far pensare che questa forma sia un’antenata di Naihanci e quindi di Tekki: tesi avvalorata anche dal fatto che questa forma presenti la stessa tecnica di spazzata Nami-Gaeshi (‘onda che ritorna’) presente nel kata moderno.

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